Dal selvaggio deserto di sale alle pazzie turistiche di Copacabana

Il primo viaggio di cui vi parliamo nel nostro Blog è la Bolivia: delle mete più belle che abbiamo mai visto.

Dopo aver passato il confine dal Cile e fatto base nella piccola Uyuni, approdiamo nell’incredibile

cimitero dei treni più grande al mondo, poi, cullati dai sobbalzi della Jeep, ci inoltriamo nel

Salar, il luogo magico e vera attrazione di questa nazione.

Famoso per le sue prospettive falsate, causa mancanza di riferimenti,

è davvero uno dei luoghi che rendono incredibile il pianeta terra. Non

si capisce dove sei, non si capisce dove potresti arrivare camminando

per ore. Una follia di madre natura. Il colore bianco intontisce i sensi e

la vista.

La giornata conclude con la Isla del Pescado, dove migliaia

di cactus sono cresciuti in mezzo a questo deserto di sale. Pazzesco.

Il viaggio potrebbe già terminare qui: siamo felici come dei bimbi.

Il cambio di città ci porta a Potosì, che in antichità era una delle città più ricche del continente, passando attraverso lande deserte, dirupi rocciosi e tanti lama visti dal bus. L’aria è complicata, respirare non è semplicissimo a queste alture (siamo a 4000 metri slm).

In città, il primo pranzo è una zuppa di quinoa, e la vecchietta ai fornelli è strepitosa.

Assaggiamo le foglie di coca e visitiamo il museo della moneta. Adri non sta bene da giorni e proviamo anche l’esperienza di un consulto medico in questa nazione. In hotel lavoriamo un pò con il computer…siamo dei professionisti ligi ai nostri doveri!

Il giorno dopo arriviamo a Sucre, la perla bianca della Bolivia: siamo qui dopo un viaggio un pò dissestato e questa città avrà per noi gioie e dolori, ma è davvero bella come si diceva…

Architettura molto armoniosa, passeggiata e pranzo al mercato centrale che si rivela un capolavoro di odori e suoni a due piani, tra miriadi di bazar e banchi alimentari dove proviamo cose strane: insalate miste e sopa de mondongo!

Saliamo sui tetti di una chiesa, vediamo l’uscita degli sposi di un matrimonio locale, si scatena il diluvio universale e veniamo a conoscenza di un improvviso sciopero contro il governo che causerà problemi nei giorni a venire.

La mattina seguente, scopriamo la dura realtà: rischiamo di rimanere bloccati in questa città anche due settimane se non andiamo via subito, poiché saranno bloccati gli accessi e le uscite della città. Insieme a quattro turisti proviamo la fuga verso La Paz, dove la situazione è invece sotto controllo. Camminiamo con gli zaini per ore e sotto la pioggerellina in attesa di incontrare un bus che come da accordi telefonici, ci porterà nella capitale.

Dopo 6 km lo vediamo, boccheggiamo ma ci siamo. Il folle autista ci offre di sistemare noi in stiva bagagli per 50 €. Prima di iniziare a litigare seriamente, la nostra buona stella fa spuntare due posti liberi a bordo che ci dividiamo in 5 persone! Follia: a terra o stretti su, comunque andiamo e anche questa è la Bolivia.

Arriviamo a La Paz alle 4 di notte, e non sembra un posticino tranquillo.

Una megalopoli disastrata, con le case non intonacate. La visita del giorno dopo è surreale: a terra bancarelle di carnevale e nei bazar tantissimi piccoli feti di lama essiccati in vendita come portafortuna. Posti di blocco e scioperanti, cibo di strada, e l’incredibile teleferica che collega il monte alla parte bassa della città.

C’è uno strano fascino in questa vallata con dentro una capitale sudamericana. Di giorno sembra di essere bombardati dal caos, dai rumori e dal caldo che si riflette nei mattoni rossi delle case.

Non vediamo moltissimo in realtà: abbiamo un lungo viaggio da fare.

Arrivo a Copacabana!

Città di cui non sappiamo un granché, ma dal bus apprezziamo subito una piana immersa nella natura che sfocia sul mare ed un posto allegro in cui il carnevale sta impazzando.

Età media 70 anni e tantissima musica.

Festa pazzissima, cibo da strada clamoroso, e gli allegri vecchietti che girano e ballano senza sosta. Il rumore delle troccole a forma di bus è spiazzante. Sul palco si alternano le band con le canzoni a loop ripetute all’infinito. Follia!

Ci spostiamo con un traghetto – zattera nella Isla della Luna, un’isola dove la vegetazione e la storia ci sconvolgono: una volta sulla terraferma ci inerpichiamo per la montagna, incrociando dei lama dentro i recinti, anziane boliviane sedute senza far niente e piante di ogni tipo.

La vista è incredibile, siamo nel lago Titikaka e nelle vicinanze si vedono le altre isolette. Dopo aver

raggiunto la vetta e aver fotografato il tempio delle vergini, scendiamo per il battello direzione Isla del Sol.

Arrivati, ci aspetta una infinita arrampicata di una scala Inca restaurata. Il paese in alto si chiama Yumani, e non ha corrente elettrica, sembra di tornare indietro nei secoli. Di notte diluvio universale e noi siamo al buio, in una piccola stanzetta di un alloggio trovato per caso. Ma l’atmosfera è da non credere.

L’indomani dall’alto vediamo la vita rurale e scorgiamo giù le barche di Totora, che sembrano fatte di paglia e hanno la tipica testa di drago a prua…

Ci godiamo il rientro a Copacabana e festeggiamo: oggi ci conosciamo da sei anni!  Dato che la vita è bella e colorata, acquistiamo i biglietti per il famoso carnevale di Oruro, secondo solo a quello di Rio per importanza in Sudamerica.

Prima rientriamo a La Paz in notturna e la città dall’alto è un pò inquietante: milioni di lucine e le case che sembrano quasi infilate a forza nella vallata. Hotel sopra una discoteca e tanto delirio.

L’indomani è l’ultimo giorno di carnevale e quando arriviamo a Oruro, vediamo subito gli spalti dove accomodarci e le parate sono già iniziate: andranno avanti per circa 15 ore e si vedranno migliaia di costumi, mostri, bande, strumenti strani, lanci di nastri, coriandoli, spray e tamburi in pista e sulle gradinate. Un clima stranissimo e difficile da descrivere.

Siamo quasi alla fine di questo stupendo viaggio, e con gli ultimi spiccioli prendiamo una busta con del cibo di strada…e ci troviamo dentro dei soldini immersi nel brodo con la carne che proprio ci servivano! Meraviglie di questo luogo.

Siamo felici. E’ stato un sogno.